
COP26 – Protagonisti del cambiamento per migliorare il prodotto e incidere sul processo produttivo
COP26 – Protagonisti del cambiamento per migliorare il prodotto e incidere sul processo produttivo
La sfida della transizione ecologica non potrà essere vinta se non si vincerà quella della transizione digitale. Serve uno scatto culturale per vincere la resistenza al cambiamento, con un coinvolgimento corale di tutti gli attori della filiera delle costruzioni.
«Ognuno faccia la propria parte». Da questo monito nasce la mia riflessione sul tema del cambiamento climatico, affrontato anche nel recente G20 di Roma e con la COP26 di Glasgow. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi enunciati nell’Agenda 2030 e ripresi a gran voce in tutte le ultime manifestazioni collettive a livello mondiale, l’assunzione di responsabilità individuale è un presupposto imprescindibile. Non possiamo più delegare l’azione a qualcun altro, come se la questione fosse talmente grande da farci sentire lontani e impotenti. È ora di sporcarsi le mani e di assumersi le responsabilità che abbiamo verso il pianeta e verso le future generazioni. Ognuno per quello che può, nel settore in cui lavora, partendo dal presupposto che un mondo più giusto e una ricchezza maggiormente distribuita sono fondamentali per raggiungere l’obiettivo.
Contenere i cambiamenti climatici e il surriscaldamento all’interno di 1,8° rispetto al 1850, come riuscirci? La strada maestra passa dalla riduzione dei gas climalteranti, come risultato di cambiamenti che riguardano i principali settori produttivi, dall’industria all’agricoltura passando per l’edilizia. Appunto, la filiera delle costruzioni, cosa possiamo fare come operatori di un settore che, in Italia determina oltre il 45% dei rifiuti speciali prodotti in un anno? (Rapporto Ispra 2021, 70 milioni di tonnellate). Come ho avuto modo di evidenziare durante il tavolo di BRIXIA Futura (Brescia, 5 novembre 2021) il settore deve lavorare in due direzioni parallele, da un lato migliorare il prodotto, dall’altro incidere sul processo produttivo. È necessario costruire edifici che consumino meno, con involucri più performanti e realizzati secondo criteri di sostenibilità che riguardano i materiali e la possibilità che questi possano un domani essere riciclati o riutilizzati. Al contempo bisogna ridurre sprechi, emissioni e rifiuti durante le fasi di cantierizzazione. Su questo punto sarà fondamentale accrescere in tempi rapidi il livello di maturità digitale della filiera, dai progettisti alle imprese.
La sfida della transizione ecologica non potrà essere vinta se non si vincerà quella della transizione digitale. Serve uno scatto culturale per vincere la resistenza al cambiamento, con un coinvolgimento corale di tutti gli attori della filiera, così come servirà una grande alleanza tra industria e imprese per inserire sempre di più componenti off-site realizzate fuori dal cantiere e progettate per il disassemblaggio. La crescita della cultura digitale porterà anche alla realizzazione, attraverso i gemelli digitali, di gigantesche banche dati per la gestione del ciclo di vita dell’immobile e per determinare il passaporto dei materiali. Per sapere da dove vengono, come sono stati realizzati, dove sono stati montati e come potranno essere riutilizzati. Come DVArea ci stiamo impegnando per promuovere questa cultura dell’innovazione all’interno della filiera. Abbiamo sposato fin da subito una profonda cultura digitale del progetto, con l’uso del BIM per coordinare tutte le fasi di sviluppo dell’opera. Spesso incontriamo resistenza e una forte spinta per tornare ad un processo tradizionale. Ma indietro non si torna, digitalizzazione significa trasparenza, consapevolezza e sostenibilità.
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Armando Casella:
Architect. Co-founder e CEO DVA. CEO Bim Factory. Innovation Manager MISE.