Dati e prestazioni, la mission di DVArea nella sua divisione di ricerca e sviluppo
Dati e prestazioni, la mission di DVArea nella sua divisione di ricerca e sviluppo
Spostare l’attenzione dalla fase di design a quella di definizione dei requisiti e delle performance del progetto, analizzando in maniera profonda il contesto. Questa la mission del team innovazione di DVArea.
I macro-temi del nostro gruppo di lavoro sono ben chiari e a monte puntiamo a perseguire un approccio data driven, basato sui numeri – come dimostra il nostro lavoro sulla progettazione delle scuole. Le fasi esigenziali sono fondamentali e delicatissime, forse più che quelle del concept, perché dettano i paletti entro cui i progettisti si muoveranno. Se si sbaglia questa impostazione, non c’è margine di raddrizzare il progetto. E siccome uno dei nostri obiettivi è quello di giungere alla definizione di un processo progettuale che sia in linea con lo sviluppo sostenibile è fondamentale riuscire a spostare l’attenzione dalla fase di design a quella di definizione dei requisiti di progetto, analizzando in maniera profonda il contesto.
La nostra scommessa, in questo momento, consiste nel costruire un flusso di lavoro di analisi dell’ambiente di riferimento, che restituisca sufficienti dati, tradotti poi in informazioni, che ci permettano di fare le scelte giuste, ovviamente in stretta alleanza con la committenza. La nostra mission è guidare gli operatori nella fase pre-design, andando in profondità e cercando di raccogliere il maggior numero di dati contestuali.
DVArea entra in gioco prima dell’attività di design vero e proprio, prima dell’engineering, prima dell’attività del cantiere, parla alla committenza e ha come obiettivo quello di perseguire la sostenibilità a tutto campo. Questo è lo scopo che la nostra società benefit si prefigge.
Tra le sfide principali una riguarda le tecnologie da introdurre per avere davvero una lettura contestuale profonda, per definire un processo che conduca a una struttura di dati analitica e al contempo sintetica del territorio. Questo perché quando si parla di sostenibilità, lo si fa in modo completo: non solo ambientale, ma economica e sociale. Equità, accessibilità, qualità della vita, rispetto dei diritti, come si fa a leggere tutti questi fattori di contesto e farne una sintesi? La soluzione per noi è nel progetto e nello studio di nuovi dispositivi, con un’intensa e continuativa attività di ricerca e sviluppo.
Parlare di transizione ecologica significa confrontarsi con una complessità di argomenti. La domanda che, come DVArea, ci poniamo è: come l’innovazione digitale possa spingere la transizione ecologica. Sicuramente con l’informazione dei dati, visto che l’informazione è conoscenza. Quando con i dati si analizza un fenomeno, lo si comprende da un punto di vista diverso. Si prende atto di una realtà differente, spesso nuova, si acquisisce una nuova coscienza e da qui si fanno scattare azioni mirate. La tecnologia digitale ha dato un accesso di massa alle informazioni e questa è la grande trasformazione sociale.
Serve un’alfabetizzazione più sistemica. Tutto il lavoro fatto dopo l’avvio del decreto del 2017 sul Bim si è riscontrata una forte rincorsa a comprendere le trasformazioni; ci sono ancora realtà escluse da questa transizione, ma dal nostro osservatorio e dall’impegno di anni sul campo possiamo dedurre che la filiera si sta proiettando verso un futuro tecnologico. In generale, il progettista è sulla strada giusta, ma il committente deve ancora comprendere completamente tutti i vantaggi che può trarre dalla rivoluzione digitale. La leva sarà quella di un modello sviluppo sostenibile, e condiviso, che non dovrà essere prevaricato dal solo modello di business.
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Alessandro Vitale:
Co-founder DVArea e CEO Bimfactory.