DVArea e i centri di ricerca, una virtuosa sinergia per il benessere e la sostenibilità

DVArea e i centri di ricerca, una virtuosa sinergia per il benessere e la sostenibilità

Gli atenei sono la nostra fonte di conoscenza, le basi sui quali si appoggia il sapere del futuro, e il tema fondamentale per DVArea rimane quello di favorire il trasferimento tecnologico sul mercato, affinché la conoscenza sia declinata in prodotti e servizi risultando, in ultima istanza, in un avanzamento che possa giovare a tutto il Paese.

Alessandro Vitale. Le sinergie con le università, i centri di ricerca e i luoghi di sapere sono da sempre molto importanti sin dalla nascita di DVA e di DVArea. Un percorso che nel tempo ci ha visto interloquire con l’ateneo di Brescia, poi con il Politecnico di Milano per la parte più digital, per arrivare a oggi, dove DVArea è in campo con due dottorati in ambiti più legati alla progettazione: con l’Università di Verona in psicologia ambientale, e con l’Università di Genova in architettura e design.

Gli atenei sono la nostra fonte di conoscenza, le basi sui quali si appoggia il sapere del futuro, e il tema fondamentale per DVArea rimane quello di come portare “fuori” questa conoscenza, di favorirne la messa a terra e il trasferimento tecnologico sul mercato, affinché sia declinata in prodotti e servizi risultando, in ultima istanza, in un avanzamento che possa giovare a tutto il Paese. Il mondo fuori va veloce, e noi possiamo essere facilitatori di questo processo di cambiamento.

Da qui viene la nostra decisione di essere partner di un dottorato industriale triennale con l’ateneo ligure, dove Caterina Battaglia, dottoranda in architettura e design sotto la supervisione della professoressa Renata Morbiducci, sta portando avanti ricerche nel campo della stampa 4D e delle facciate cinetiche. L’obiettivo è quello di arrivare a un processo che sia il primo step verso un sistema produttivo da applicare in architettura e edilizia, con ricadute in termini di sostenibilità, lavorando sull’involucro per contribuire alla riduzione dell’impronta ambientale di un edificio, nel solco delle normative europee – come la Tassonomia, la direttiva Casa Green, l’auspicato raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050 –, oltre che gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite. Una scelta in linea con i valori di DVArea, di mettere l’uomo e il benessere al centro, grazie al plus dell’innovazione.

Stampa 4D e materiali a memoria di forma.

Stampa 4D implica fare ricerca nel campo di questa nuova tecnologia che lavora con materiali intelligenti (smart) con memoria di forma, che possono modificarsi a seconda degli stimoli che provengono dall’esterno, per poi tornare alla loro conformazione originaria; rispetto alla tradizionale stampa 3D aggiunge la variabile del tempo. Si parla anche di additive manufacturing, o di produzione/manifattura additiva, per definire quei processi in cui i materiali vengono aggiunti per strati invece che per sottrazione, e che è alla base della stampa 3D e 4D. Tali materiali si comportano in maniera quasi organica, in modo simile ad un organismo biologico, e potrebbero ovviare al problema che oggi alcune facciate cinetiche già impiegate, come le Al-Bahr Towers di Abu Dhabi, realizzate da una partnership tra Ahr e Arup, che necessitano di un motore per poter funzionare, come illustrato anche nella ricerca condotta finora da Battaglia. 

Materiali organici quindi che in futuro potranno reagire come una vera “pelle” dell’involucro dell’edificio, aprendo la possibilità ad infinite tecnologie e sempre producendo offsite, quindi riducendo tempi e costi di cantiere. Non solo, un processo di questo tipo – che non sarà mai standardizzabile come non lo è un organismo vivente –, sarà anche maggiormente sostenibile da un punto di vista economico, dando un contributo importante in termini ambientali all’impronta degli edifici. Uno specchio dell’idea di “sostenibilità” che da sempre DVArea porta avanti: un equilibrio tra le tre componenti, economica, sociale e ambientale, con la promozione di un modello di crescita economica che non vada a discapito del benessere sociale.

Il passo successivo nel percorso del dottorato, dopo la fase di ricerca e sperimentazione, sarà quello della prototipizzazione e di trovare di un partner tecnologico o industriale con il quale ampliare ancora di più l’attività di DVArea in questo campo, portando a un elemento, un componente di facciata che possa davvero rappresentare uno step nella direzione dell’Industria 5.0.

Caterina Battaglia. L’ipotesi della mia tesi di dottorato è di proporre un processo costruttivo finalizzato alla produzione di elementi di facciata stampati in 4D, che possano modificarsi funzione della variazione di intensità delle onde elettromagnetiche provenienti dall’ambiente esterno.

Per questo la mia ricerca finora si è mossa nell’ambito dell’investigazione dello stato dell’arte, con lo studio degli esempi esistenti di facciate cinetiche.

La fase di laboratorio consiste nel ricalcare alcuni esperimenti già presenti in letteratura, utilizzando la metodologia Fdm (Fused depeposition modeling) con il Pla (acido polilattico), che può essere definito il precursore dei materiali smart, avendo una relativa capacità di memoria di forma. 

Il problema riscontrato con il Pla, e che per questo non lo rende adatto agli elementi di facciata, è la sua poca resistenza a temperature molto rigide o molto alte. In questo momento tuttavia non esistono materiali in grado di essere utilizzati per involucri con caratteristiche endogene di modifica, che non necessitino l’ausilio di un motore o di un altro elemento esterno che li mettano in moto.

Una sinergia tra pubblico e privato.

La collaborazione fattiva con il team di tecnici e progettisti di DVArea si tradurrà nel loro aiuto nell’elaborazione di una forma, di una dimensione, di un comportamento del materiale usato in fase sperimentale attraverso dei modelli predittivi matematici. L’auspicio è quello di poter contare su un materiale ibrido, intelligente, che possa funzionare con o senza l’ausilio di una spinta esterna.

L’output sarà proprio la creazione di un processo e l’obiettivo finale quello di porre un tassello all’interno della ricerca che potrà servire per altri studi successivi e dimostrare che sinergie pubblico-private, come quella del dottorato industriale, sono da incentivare anche per arrivare a un risultato che possa essere scaricato sul mercato, come vera ricerca applicata. 

Alessandro Vitale e Caterina Battaglia

15 feb 2024

7' min di lettura

Tag:

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Alessandro Vitale:

Co-founder DVArea e CEO Bimfactory.

Caterina Battaglia:

Dottoranda in architettura e design – Università di Genova